



Abbiamo preso i nostri posti in questo autentico e genuino wine bar, e di fronte a ciascuno di noi, dieci in tutto, vi erano tre bicchieri da degustazione e un tovagliolo con una forchetta poggiata sulla sua parte superiore.
Delle candele erano allineate sul tavolo insieme ad un secchiello per svuotare i bicchieri dopo ogni vino per assicurarsi che il gusto nell’assaggio rimanesse puro.
Abbiamo iniziato con un Prosecco: un blend di diverse uve prodotte solo e autenticamente in Italia.
Il Prosecco può variare dal dry al brut, brut come quello che ci è stato servito.
Tra tutti i vini che abbiamo degustato questo è stato il mio preferito, perché amo il gusto semplice di quella tipologia di vino.
Le bollicine mi hanno solleticato la gola quando l’ho sorseggiato.
Massimo, il nostro sommelier, e per la terza generazione proprietario del locale, ha spiegato che quando le bollicine sgorgano perfettamente verticali, significa che il vino è più autentico e di qualità certificata.
Poi ci è stato servito un Viognier, un romantico vino bianco prodotto in Toscana.
Mentre tutti sorseggiavamo, tutti gridavano quello che il gusto del vino ricordava: "Formaggio!" "Mela Verde!" "Erba!" .
Tutti hanno condiviso quello che le loro papille gustative stavano vivendo.
La prima cosa che mi è venuta in mente è stata la persistenza di una sorta di gusto di noce.
Massimo ha descritto questo vino come "un piacere per la tua bocca", mentre tornava dietro il bancone per prendere la prossima bottiglia da assaggiare.
Il terzo vino è stato un altro bianco chiamato Vermentino.
Il gusto era simile al Viognier, ma con un "odore più ampio", come Massimo ha spiegato.
Aveva un aroma d’arancia.
Tenendo lo stelo del bicchiere, inclinandolo un po’ verso il basso, e tenendo un tovagliolo bianco sotto di esso, si può davvero vedere il colore e la densità del vino.
Questo è stato evidente nei seguenti due vini.
Dopo aver servito un delizioso piatto di Penne alla Carbonara pieno di sapore, ci è stato servito un Terrae D'Itrj rosso.
Facendo inclinare i nostri bicchieri, abbiamo potuto vedere la trasparenza del liquido, che ne indicava la poca profondità e concentrazione.
Per fare questo tipo di vino viene usato un processo di rifermentazione.
Il successivo rosso era un Sangiovese fatto con dell'uva tra le più importanti in Italia.
Questo era molto più concentrato rispetto al rosso precedente, in quanto ne si poteva intuire la densità dal colore scuro, quando inclinavamo il bicchiere sopra il tovagliolo.
Attraverso il Terrae D'Itri potevo vedere il mio dito, ma il Sangiovese invece era molto più profondo e denso da nasconderlo.
Era un vino dolce naturale, ma aveva anche un retrogusto molto amaro che mi formicolava la lingua.
Il sesto ed ultimo vino era un vino da dessert, che diede la dolcezza finale al pasto e un'esplosione di gusto in bocca.
